I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Avellino hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Avellino su richiesta di questo Ufficio, nei confronti di due persone (padre e figlio), entrambe originarie di Atripalda, di anni 50 e di anni 32, poiché ritenuti gravemente indiziati dei reati di usura ed “estorsione”.
Le vittime, tra cui un imprenditore, erano costrette, secondo l'accusa, a pagare interessi con un tasso che superava il 1 200/o annuo, in un caso addirittura raggiungendo il 1 80%. In alcune occasioni, le somme, già gravate da tali esosi interessi, aumentavano vertiginosamente, perché gli usurati si trovavano nella necessità di chiedere ulteriori prestiti, proprio per far fronte all’insostenibile esposizione debitoria, che, talora, cercavano di ridurre anche alienando propri beni agli usurai.
L’attività di indagine, avviata a seguito della denuncia per lesioni personali subite da una delle vittime, ha interessato un arco temporale di vari anni, anche per la complessità degli accertamenti.
Padre e figlio furono arrestati con la stessa accusa, usura ed estorsione, nel 2016. All'epoca i due gestivano una salumeria e vennero fermati dai carabinieri insieme a un altro imprenditore di 45 anni sempre di Atripalda. I tassi usurai richiesti dai tre arrivavano addirittura a sfiorare il 600%, oltre alle percosse quella volta dovettero rispondere perfino di sequestro di persona
Gli investigatori, infatti, hanno dovuto ricostruire i movimenti finanziari, attraverso articolate investigazioni, consistite nell’assunzione di dichiarazioni da persone informate sui fatti, in perquisizioni, nell’analisi di doculnenti e dei flussi di ingenti somme di denaro, movimentate con operazioni extracontabili.
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