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Non dire gatto...se non lo conosci

2022-05-29 16:44

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Selvaggio e Libero, Rubrica, animali, Selvaggio e Libero ,

Non dire gatto...se non lo conosci

(di Flavia Balestra)Tra cani e gatti la “guerra” è continua. E probabilmente è difficile che finisca

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(di Flavia Balestra)

Tra cani e gatti la “guerra” è continua. E probabilmente è difficile che finisca. Anche per la contesa sul primato della presenza, quali animali d'affezione, nelle famiglie italiane. Certo, insieme ai cani, i gatti sono quelli che rappresentano la percentuale maggiore.
Ma quali sono le particolarità che possiamo osservare nel nostro micio di casa? Come familiarizza con noi umani? E fino a che punto? Proviamo, di seguito, attingendo alla bibliografia sul tema, a fornire qualche risposta ai lettori di “Selvaggio è libero”.
A studiare in maniera significativa l'aspetto della socializzazione dei gatti è stato, nel 1970, il ricercatore Fox. Questi ha verificato che i gatti iniziano a socializzare molto presto, addirittura a 17 giorni di età. E ciò grazie all'aumento delle capacità sensoriali e al miglioramento di quelle locomotorie, che permettono di interagire con l'ambiente e i compagni di cucciolata. Un altro studio di Meier e Turner, nel 1985, ha permesso di individuare durante gli incontri tra gatti e una persona sconosciuta, gli esemplari adulti socializzati e quelli non socializzati,   
Tutti gli studi sul comportamento dei gattini che hanno avuto una manipolazione precoce, e il loro successivo attaccamento nei confronti degli esseri umani, hanno ignorato il fatto che la madre fosse presente durante il primo contatto tra gattino e uomo. Questa presenza potrebbe essere percepita come rassicurante per il cucciolo. Più recentemente altri studi (Casey e Bradshaw, 2008) hanno confrontato l'effetto della "manipolazione" regolare da parte degli umani durante il periodo di socializzazione dei gattini in tre diversi centri di soccorso. Un anno dopo, le interviste con i proprietari hanno rivelato che gli animali con la manipolazione migliorata avevano mostrato minori segni di paura verso gli umani. 
Si è ipotizzato che la curiosità (comportamento esplorativo) nei gattini più grandi potrebbe promuovere un (primo) contatto con gli esseri umani e facilitare – dunque - l'instaurazione di una relazione con la persona, una volta che l'ansia iniziale è stata ridotta. Ad esempio, Mertens e Turner, nel 1988, hanno scoperto che lo sfregamento della testa su un partner umano sconosciuto è aumentato in modo significativo una volta che l'attenzione dello sconosciuto è stata assicurata dallo sfregamento del fianco. Una particolarità: i gatti che vivono nella stessa colonia spesso al saluto si strofinano la testa (la fronte o le guance) l'uno sull'altro: ciò, probabilmente, perché così scambiano gli odori individuali dei partecipanti.
Ed ancora: i gatti “parlano”? Certo, adoperano le vocalizzazioni molto più frequentemente quando sono presenti gli esseri umani rispetto a quando sono insieme ai conspecifici, probabilmente mettendo in campo un processo di apprendimento. I miagolii sono tipiche vocalizzazioni dirette ad attirare l'attenzione.
Infine, un segnale visivo che cogliamo spesso nel gatto domestico: la “coda in alto” verticale. Ciò è stato a lungo associato al comportamento di affiliazione tra gatti (vedi Bradshaw e Cameron-Beaumont, 2000; Cafazzo e Natoli, 2009) per segnalare l'intenzione di interagire amichevolmente. Lo stesso segnale viene utilizzato quando i gatti (ri)stabiliscono un contatto con i loro proprietari, magari dopo del tempo.

RIFERIMENTI LETTERARI:
-    Dennis C.Turner, A review of over three decades of research on cat-human and human-cat interactions and relationships (2017)
 

 

 

 

 

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