(a cura di Giuliana Franciosa, ricercatrice INAPP)
“Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà. Per fortuna non è difficile”.
Attraverso questa frase, Charlotte Whitton, femminista e politica canadese, dava il senso di ciò che certamente è la realtà, più che mai attuale, in riferimento soprattutto alla politica e all’economia, terreni dominati da sempre dagli uomini, e quindi da un sistema patriarcale fondato sulla competitività senza freni, e che risultano attualmente completamente devastati.
La politica, dunque, è stata modellata sulle pratiche e sui linguaggi degli uomini. Pertanto l’assunto che la donna non sia portata per la politica è falso, bensì la donna non è mai stata preparata ad un certo tipo di ambiente. Nel corso degli anni, certamente, ha dovuto combattere per conquistare la propria libertà, quel qualcosa che le spettava di diritto; è stato necessario battersi per introdurre il termine parità, che include in se il termine di uguaglianza, dunque stessi diritti, stessi doveri, stesse opportunità; e sicuramente tanto è stato fatto. La donna oggi è presente nel panorama economico, politico, sociale, culturale. Ma ancora molto resta da fare.
Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare della sotto-rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche; ma bisogna considerare che si tratta di un problema globale, infatti, se focalizziamo l’attenzione sui Paesi dell’Unione Europea vediamo che la composizione di genere nelle istituzioni pubbliche, appare molto diversificata.
La più alta presenza di donne in politica la troviamo nei Paesi scandinavi, poi a seguire Germania , Austria, Spagna fino ad arrivare all’Italia, che si attesta intorno al 20% . Parliamo di paesi, i primi, in cui la cultura delle pari opportunità nei vari settori della società è molto radicata. In ogni caso è chiaro che l’aumento della presenza femminile nelle istituzioni politiche va favorito dalle iniziative dei singoli governi, che spingono a promuovere la partecipazione politica delle donne.
Appare evidente che più bassa è la rappresentanza femminile in politica, più bassi saranno i “bisogni” percepiti come femminili, nella nostra società. Questo perché, una classe politica quasi interamente maschile, non può rappresentare gli interessi propri delle donne e di tutto l’universo femminile. Tutto questo si traduce inevitabilmente in una “democrazia a metà”.
Ovviamente questa situazione deriva anche, ma non solo, dalla minore disponibilità da parte delle donne, ad occuparsi di questioni politiche, proprio a causa dell’eccessivo carico derivante dal doppio lavoro; ma anche da pregiudizi radicati nella nostra società. Dunque, nonostante l’introduzione dei “correttivi” introdotti, la questione resta ancora aperta. Questo aspetto non è da trascurare.
Trovare una soluzione a questa condizione, è diventato, di recente, una priorità per molti paesi.
E lo è diventato perché è chiaro che una democrazia può dirsi realmente funzionante solo ed esclusivamente se offre ai cittadini, sia uomini che donne, le stesse opportunità.
L’introduzione delle quote di genere , rappresenta certamente uno degli strumenti maggiormente diffusi per cercare di ridurre la sotto-rappresentanza femminile in politica. Numerosi, infatti, sono gli studi che hanno dimostrato che le quote di genere potrebbero, se adeguatamente utilizzate, essere lo strumento più rapido ma anche quello più efficace per fare in modo che la presenza femminile in politica, aumenti.
E infatti, proprio attraverso le quote di genere, le donne riescono a conquistare sempre più spazio.
E’ anche vero che il superamento delle barriere culturali certamente non può garantirlo una legge. Anzi, molto spesso ha generato addirittura vivaci controversie all’interno della società, da parte di chi non vede nelle quote lo strumento ideale per superare la sotto-rappresentanza.
Infatti parliamo di una “parità” normativa e descrittiva, ma forse non ancora sociale. Dunque la questione delle pari opportunità va affrontata come questione di fondo; perché naturalmente non si può parlare di pari opportunità se non si abbattono prima i pregiudizi.
Tuttavia, il nostro paese sembra essersi messo sulla giusta direzione. Si tratta, però, di un percorso non semplice, né tantomeno lineare. Si richiedono costanti sforzi ed un impegno realmente condiviso per far si che si possa creare una società autenticamente democratica capace di offrire ai cittadini lo stesso spazio nel complicato ma affascinante panorama politico.